Calcio e cronaca

eja3xrqxuaauiclIn questi giorni il grande tema del mondo del calcio, oltre alla ripresa del campionato, è legato agli stipendi dei calciatori e all’eventuale decurtazione che potrebbe essere decretata per tutti i calciatori, almeno in Serie A, in ragione dell’emergenza Coronavirus. E’ di ieri la notizia che la Juventus ha già trovato e ufficializzato un accordo con i suoi calciatori per una riduzione degli ingaggi che permetterà al club bianconero di risparmiare circa 90 milioni di euro. I calciatori e Maurizio Sarri hanno deciso di tagliarsi quattro mensilità (ma una e mezzo dovrebbe essere spalmata nell’esercizio di bilancio 2020-21), da maggio a giugno 2020, riducendo di fatto di un terzo il monte ingaggi della Vecchia Signora.

IN CASA NAPOLI – Cosa accadrebbe se anche in casa Napoli dovesse esser trovato lo stesso accordo? Quanto risparmierebbe il club azzurro? Facendo i calcoli nella stessa maniera fatta per la Juve, il risparmio lordo (così è stato contato dai bianconeri) sarebbe pari a quasi 40 milioni, esattamente 39,46 milioni. Il monte ingaggi del club azzurro, tenendo conto anche degli ultimi arrivati nel mercato di gennaio, si attesta sui 57,7 milioni netti all’anno (meno di 115 lordi), ai quali va aggiunto il milione e mezzo dello stipendio annuale di Gattuso.

IL CALCOLO – Per questo, con una decurtazione di quattro mensilità, ossia del 33% di un anno, il monte ingaggi del Napoli calerebbe a versare a 39,46 milioni netti, 78,93 milioni lordi. Koulibaly perderebbe 2 milioni di euro, Insigne e Lozano circa un milione e mezzo, Mertens e Manolas 1,3 milioni a testa e così via. Un gran risparmio, ma ovviamente siamo solo nel campo delle ipotesi: prima c’è da capire che tipo di intesa sarà trovata tra De Laurentiis e il suo organico.-tuttonapoli.net-

Quattro milioni all’anno per altri due anni. Dal Napoli la proposta a Dries Mertens è arrivata forte e chiara e, secondo le ultime indiscrezioni, l’offerta per il rinnovo di contratto sarebbe stata accettata dall’attaccante belga. Ma l’edizione odierna de Il Mattino, malgrado quell’incontro di inizio marzo tra il giocatore e il presidente De Laurentiis, spiega come non sia ancora certo che il futuro dell’ex PSV sia ancora azzurro.

CLUB ALLA FINESTRA – Il quotidiano fa sapere che ci sono tre club importanti che, tutt’altro che frenati dalla carta d’identità, stanno provando a rilanciare, mettendo la pulce nell’orecchio di quello che per tutti a Napoli ora è ‘Ciro’. Si parla addirittura di una richiesta del giocatore ad altri club pari a 6 milioni a stagione d’ingaggio più un bonus alla firma cospicuo. Sulle sue tracce ci sono, imperterriti, Chelsea, Inter e Atletico Madrid. Il rinnovo col Napoli, comunque, resta l’opzione più vicina e dal club sono convinti che la mossa di De Laurentiis ai primi di marzo si rivelerà decisiva.-tuttonapoli.net

L’alternanza tra David Ospina e Alex Meret non è più possibile in vista della prossima stagione perché il portiere classe ’97 non accetterebbe di continuare a fare da vice al compagno colombiano. Così il Napoli dovrà capire cosa fare dei suoi estremi difensori e potrebbe aprire alla cessione del più giovane dei due. Per Meret, stando a quanto scritto da Raffaele Auriemma su Tuttosport, si partirebbe però da una richiesta di 60 milioni di euro.

SOSTITUTO? – Dovesse trovare un acquirente pronto a sborsare una cifra tanto alto, il club azzurro si troverebbe poi alle prese con la sua sostituzione. Un altro portiere servirebbe e sul quotidiano si legge: “Giuntoli sta sondando il mercato italiano e nel taccuino è tornato il nome del 33enne Sirigu del Torino, già compulsato quando c’era da sostituire Reina, oltre a quello di Sepe. Sì, il 28enne di Torre del Greco è stato seguito con attenzione dagli 007 azzurri che hanno giudicato “eccellente” la stagione da titolare a Parma. Il ritorno alla base non è da escludere”.-tuttonapoli.net
La Juventus si è mossa in largo anticipo per trovare un accordo con calciatori e allenatore circa una riduzione degli stipendi, ma in Serie A ci sono altri casi più particolari. Secondo Repubblica, ad esempio, il Napoli (ma anche Samp, Genoa e Torino) non ha ancora pagato gli emolumenti di febbraio alla sua squadra. I calciatori si sono rivolti all’AIC, lamentando di aver giocato regolarmente in quel periodo e di non aver ricevuto lo stipendio.

QUALI RAGIONI – Per quale motivo non è stato ancora corrisposta la mensilità di febbraio? Per il quotidiano le ragioni potrebbero essere due: voler conservare liquidità in cassa in un momento d’incertezza e, ragione più politica, arrivare al tavolo dei negoziati con una maggiore forza contrattuale. Domani ci sarà la riunione tra FIGC, Lega Serie A e AIC per discutere proprio il congelamento degli stipendi.-tuttonapoli.net-

(ANSA) -“Senza dubbio Atalanta-Valencia è stato un evento sportivo che ha avuto la propria influenza, dato che ha radunato tante persone e alla luce dei tristi fatti che si stanno registrando a Bergamo; guardare troppo indietro, però, non è il caso. Bisogna pensare al presente, alle persone che soffrono di più e al futuro”. Così Amedeo Carboni, ex difensore ed ex ds del Valencia – che oggi vive in Spagna – intervenendo a Sky Sport.
“Quell’evento ha ingrandito l’epicentro in Europa. La Spagna, rispetto a noi, è indietro di 10-15 giorni – aggiunge -. Ha iniziato a guardare l’Italia come riferimento con questo ritardo. Il nostro Paese si è dimostrato preventivo, molto responsabile, forse anche eccessivo nei confronti di un virus molto contagioso. In Spagna no. Qui, a Valencia, si è festeggiato Le Fallas, la festa della città celebrata da milioni di persone, mentre si è deciso di chiudere il Mestalla”.
“Quando arrivai al Valencia – ricorda l’ex terzino – sul mio contratto c’era il via libera per uscire in moto. Fu una delle clausole che feci mettere. Non ho mai avuto il procuratore, mi sono sempre dovuto arrangiare. Ma mi divertivo nelle trattative, i presidenti molte volte mi hanno cacciato dai loro uffici”.
Da ds del Valencia, Carboni ricorda di avere provato “a prendere Ancelotti per la panchina. Sarebbe stata la sua prima esperienza lontano dall’Italia, aveva appena salutato il Milan”.
“E – conclude – sono stato vicino anche a Cristiano Ronaldo.
Avevamo radunato una serie di contratti che ci avrebbero permesso di fare l’offerta al Manchester United. Con Mendes ci vedevamo spesso, poi alla fine è successo qualcosa che ha fatto saltare l’affare”. (ANSA).
“Forza Italia, ce la facciamo tutti insieme. Vi sono sempre vicino”. Si è concluso così il messaggio di incoraggiamento che Andrij Shevchenko ha affidato a Sky Sport. L’ex attaccante del Milan si trova “fuori Londra, già da 10 giorni chiuso in casa”. Il campione ucraino ha ricordato di aver vissuto una situazione simile dopo Chernobyl. “Ora l’unica soluzione è rispettare le regole, restare in casa – ha sottolineato – per rispetto non solo di noi stessi, ma di quanti potremmo contagiare, magari non sapendo di essere positivi”. Poi un ringraziamento speciale a quanti, in tutto il mondo, “stanno facendo un grandissimo lavoro, medici ed infermieri. Siete voi gli eroi del nostro tempo”.ANSA

ROMA – Coronavirus, fila lunga e lenta per l’uscita, l’uscita dal blocco. Fila per ora immobile, nessuno della fila fa un passetto avanti. Fino a Pasqua e anche un po’ dopo Pasqua non si muove proprio nessuno verso l’uscita. Comunque la fila va formandosi, secondo logica, necessità,e… speranza.

Prime nella fila per uscire sono le fabbriche, gli stabilimenti, le aziende che, ora chiuse, non producono. Parabola dello pneumatico: cibo arriva su ruote gommate, fabbrica chiusa pneumatici non ne fa, camioncino buca gomma, prima volta che succede cambia gomma, gomma nuova di scorta o in magazzino, seconda volta che succede scorta finita, magazzino vuoto, camioncino fermo e cibo pure fermo, se fabbrica non riapre e non produce altri pneumatici. Coronavirus permettendo e anche un po’ forzando su sicurezza e prevenzione, a fine aprile le fabbriche chiuse si avvieranno verso l’uscita dal lockdown produttivo. Non fosse altro che per sopravvivenza del paese.

Poi, contagio permettendo, la seconda nella fila per uscire è la passeggiata. In un giorno di maggio inoltrato dovrebbe tornare libera la passeggiata, l’uscire di casa non contingentato nel tempo e limitato negli obiettivi. Passeggiata, niente di più. Niente di più perché terzi e quarti e ancora più indietro nella fila sono luoghi dove andavamo e dove invece non andremo per molto tempo.

Terzi in fila per uscire, forse e non prima di giugno, sono i negozi. Negozi dove a giugno andremo con mascherina e guanti. Negozi per comprare magari una maglietta o due piatti. Negozi a giugno, anche perché ,se non giugno, finisce che molti, troppi, non riaprono più.

Ultimi ma proprio ultimi della fila sono i bar, i ristoranti, i cinema, i teatri, gli stadi…Tutti i luoghi dove si sta in massa sono gli ultimi nella fila per uscire: luglio, agosto?

Scuole? Per ora neanche in fila, al prossimo giro: a settembre.

Avvertenza: questo calendario non è ottimista né pessimista, è il calendario plausibile sulla base dei dati dell’epidemia e sulla base della sopportabilità sociale del blackdown (nessuno ne ha mai testato i limiti ma esistono, eccome se esistono). Calendario che può subire varianti, più nelle modalità che nelle scadenze.

Prima variante: nel Centro Sud coronavirus oggi c’è relativamente poco. Se resta molto bassa l’epidemia nel Centro Sud e invece al Nord contagio continuasse a imperversare, allora si dovrebbe ricorrere a blocco più severo alNord, a separazione, distanziamento rigidi tra Nord e resto d’Italia (modello Hubei-resto della Cina).

Seconda variante: contagio resta sostenuto (anche se cala) in Nord Italia e cresce al Centro e al Sud (anche se non fa strage). Allora forse andrà tirata fuori una fila per l’uscita da casa basata su anagrafe: fuori sotto una certa età, dentro casa sopra una certa età. Perché dentro casa tutti fino a settembre non si può.

Poi, durante e dopo l’estate e per tutto l’anno e per un bel po’ di 2021, fino a che vaccino e vaccinazione di massa non saranno, con coronavirus dovremo convivere. Avremo moltiplicato le terapie intensive, aumentati gli ospedali, probabilmente trovato farmaci che aiutano e un po’ curano, avremo preso l’abitudine ed evitare folle e a portare guanti e mascherine, avremo ridotto la quantità e la letalità del contagio. A quel punto con coronavirus dovremo per forza di cosa convivere per almeno un po’, un bel po’, fino a vaccino e vaccinazione. E convivere vorrà dire che si ammaleranno molti di meno, guariranno molti di più, moriranno relativamente pochi e comunque cure e terapia (intensiva) ci saranno per tutti.

Ma coronavirus non sarà scomparso dalla faccia della Terra quando avremo, in fila lenta e lunga, imboccato tutti l’uscita che porta fuori di casa.blitzquotidiano.it

ROMA – Il governo è allo studio di una riapertura scaglionata a partire da dopo Pasqua contro l’emergenza coronavirus. Il prossimo 3 aprile infatti è probabile che le misure restrittive verranno confermate almeno fino al 18 aprile, cioè per altri 15 giorni. Poi se l’indice dei contagi sarà sceso a 1, allora si potrà iniziare dalla riapertura delle aziende non essenziale, fino ad arrivare per ultimi alla riapertura di bar e discoteche.

Questo il prospetto che Fiorella Sarzanini fa sul Corriere della Sera. Che il governo navighi a vista è ormai cosa nota. Dare una data precisa per la fine delle misure restrittive ad oggi non è possibile, ma sulla base di alcune condizioni è possibile fare delle stime. Prima di tutto, il prossimo 3 aprile è molto probabile che un altro decreto confermerà i blocchi per l’emergenza almeno altri 15 giorni, fino al 18 aprile, e quindi dopo Pasqua.

Poi la situazione potrebbe o meno cambiare in funzione di come procede l’epidemia. La condizione primaria infatti è quella di R0, cioè quando l’indice di contagiosità del virus è inferiore a 1. L’indice rappresenta il tasso di riproduzione virale, cioè il numero medio di persone che vengono contagiate da una persona positiva al coronavirus.

Se ad esempio R0 vale 2, allora ogni persona infetta ne contagia altre 2. Più questo valore è alto, più è elevato il numero di persone che vengono contagiate. Se questo valore diventa inferiore a 1, significa che il rischio di nuovi contagi è molto basso, meno di una persona per ogni positivo, motivo per cui alcuni divieti e limitazioni possono venire meno.

In particolare, al momento non sarà possibile riaprire per Pasqua. Lo stesso premier Giuseppe Conte il 28 marzo in conferenza stampa ha dichiarato: “A inizio settimana con gli scienziati del comitato tecnico scientifico e confidiamo che ci portino delle buone notizie. Ci manteniamo sempre vigili e attenti per adeguare le nostre valutazioni”. E le festività pasquali “dovranno essere all’insegna della distanza”. Se le nuove misure saranno quindi comunicate probabilmente già lunedì 30 marzo, la Pasqua è destinata a rimanere blindata.

(Fonte Corriere della Sera)
TORINO – Una scossa di terremoto è stata chiaramente avvertita dalla popolazione la mattina del 29 marzo a Coazze e nella provincia di Torino. Molti i cittadini che si sono riversati in strada poco dopo le 9 del mattino per il sisma e che hanno chiesto aiuto alla Protezione civile.

La rete sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, INGV, ha registrato la scossa alle 9.11 del mattino di domenica con ipocentro a 20 chilometri di profondità. L’epicentro del terremoto è stato localizzato a 6 chilometri da Coazze ed entro 10 chilometri dai comuni di Cantalupa, Pinasca, Cumiana, Inverso Pinasca, Giaveno, Perosa Argentina, Roletto, Frossaco, Villar Perosa, Pomaretto, Sam Pietro Val Lemina e Valgioie, tutti nella provincia di Torino.

Il quotidiano La Stampa scrive che i cittadini hanno chiaramente avvertito il sisma. Alcuni hanno raccontato: “Siamo stati risvegliati bruscamente da una lunga e prolungata scossa”. E ancora: “Stavamo facendo colazione, è stata chiarissima. E’ durata un po’”.

Il terremoto è stato avvertito fino alla pianura di Saluzzo, nella provincia di Cuneo. La Protezione civile si è attivata dopo le numerose segnalazioni e sta eseguendo rilievi anche a Pinerolo e Cumiana, ma al momento non si segnalano danni a cose o persone.

(Fonte INGV e La Stampa)

GUANGZHOU (CINA) – L’allenatore della squadra di calcio del Guangzhou Evergrande Fabio Cannavaro ha pubblicato ieri un video sul suo account Instagram mentre era protagonista di un’uscita pubblica con la bici in un parco di Guangzhou in Cina.

Mentre in Italia siamo ancora in ginocchio, solamente ieri ci sono stati più di 900 morti per il coronavirus, in Cina stanno provando a tornare alla normalità.

Fabio Cannavaro sta tenendo un “diario social” dove aggiorna i suoi fan sulle sue giornate cinesi dopo la fine della quarantena.

Fabio Cannavaro racconta via social come la Cina, paese in cui vive e dove allena il Guangzhou Evergrande, stia riuscendo a risollevarsi dopo il picco dell’emergenza da coronavirus.

Il 27 marzo, l’ex capitano della Nazionale campione del Mondo, è uscito dalla quarantena.

“Questo che vedete è il documento che segna la fine della quarantena. Posso muovermi, sono stato al ristorante, al centro commerciale. Qui si sta ripartendo, ma con grande attenzione” spiega Cannavaro in un video pubblicato su Instagram.

“C’è ancora grande attenzione ovunque. Ovunque misurano la temperatura e tutti indossano mascherina e guanti. Insomma, c’è molta attenzione ma la vita sta tornando alla normalità quindi questo ci deve far ben sperare in italia” aggiunge.

(fonte, profilo INSTAGRAM di Fabio Cannavaro).