Fra calcio e news di cronaca

s-l1600Il virus ha il pallone e sarà lui a decidere quando rimetterlo in campo. Impossibile, oggi, prevedere cosa accadrà domani. Antonello Valentini, storico dirigente della Figc, lo ribadisce a Tuttonapoli.net rilanciando la grande missione del calcio italiano: “Darsi tutti una regolata, altrimenti – dice – qualcuno farà il botto”.

Gravina ha ribadito: la priorità è concludere i campionati. “Nessun dirigente, di nessun livello, può decidere quando tornare in campo. Lo deciderà solo il virus. Saranno fondamentali le opinioni dei medici. Ma la federazione ha il dovere, e lo sta facendo bene, di preparare una serie di piani alternativi a seconda dell’andamento della situazione per essere pronti quando finalmente si potrà tornare a giocare. Attenzione: non parlo solo della Serie A ma anche della B, della C e della lega dilettanti che gestisce quindicimila partite a settimana”.

Virus permettendo, l’estate sembra poter essere la stagione giusta per la ripresa. “Magari, vorrebbe dire due cose: che l’emergenza è alle spalle e che il campionato può finalmente concludersi. La grande sfida del calcio italiano è quella di far conciliare la regolarità dei tornei, portandoli a termine, insieme alle coppe europee e ai legittimi interessi delle squadre nazionali. È una sfida su tre piani che si può vincere in un solo modo”.

Quale? “Se ognuno, a tutti i livelli, si toglie la maglietta della propria squadra e dei propri colori e inizia a ragionare per il rilancio del calcio italiano attraverso un passo collettivo per il suo unico bene”.

Il taglio stipendi è una soluzione che sembra inevitabile. “Il calcio, che vive in una gabbia dorata, con cifre imbarazzanti, non può chiamarsi fuori da questa emergenza e deve fare la sua parte. Aggiungo: il sindacato calciatori non può imporre niente, può solo dare indicazioni. I contratti stipulati sono individuali e quindi ogni società dovrà trattare coi suoi tesserati”.

Come ha fatto la Juventus. “Esatto. Mi auguro che il suo esempio venga seguito da tutti gli altri club, ma con un’accortezza: ogni calciatore deve contribuire per fasce di reddito. Cristiano Ronaldo, col suo ingaggio, non può essere paragonato a un calciatore di Serie C che guadagna in media 40mila euro lordi all’anno. Sono entrambi giocatori, ma vivono su pianeti diversi”.

Un dubbio è sempre attuale: il calcio italiano si è fermato in ritardo? “Forse si sarebbe potuto fermare prima, ma è stato sballottato da qualche contorsione da parte del Ministro dello Sport: prima le porte chiuse, poi le porte aperte, poi di nuovo chiuse. Alla fine, dopo aver bloccato tutto, è stato anche difficile, e aggiungo purtroppo, vincere la resistenza di chi voleva anticipare la ripresa degli allenamenti. Per fortuna Lotito e De Laurentiis ci hanno riflettuto e hanno capito che non era il caso”.

Nel calcio ci sarà un prima e un dopo Coronavirus? “Prima, quando parlavo di cifre imbarazzanti, non mi riferivo solo agli stipendi dei campioni, ma a varie componenti del mondo del calcio. Ecco, spero che quando l’emergenza finirà tutti si siano una regolata. Bisogna ripartire in maniera proporzionata al ruolo che il calcio deve avere tenendo d’occhio la salute economica delle società. Altrimenti, prima o poi, qualcuna fa il botto”-tuttonapoli.net-
Nella sua intervista al Corriere dello Sport, Pepe Reina ha così parlato del suo passato azzurro: “Napoli è la mia dimensione naturale, a Monaco me ne accorsi subito, mi resi conto che volevo una vita diversa, esattamente quella che avevo lasciato. Aggiungici che al Bayern ero dietro a Neuer, la volontà di rientrare fu immediata. Non avrei potuto fare una scelta migliore, posso assicurare che non mi sono mai divertito tanto a giocare come nei tre anni di Napoli con Sarri. Non vedremo mai più una squadra muoversi in quel modo. Sarri riuscì a portarci al di sopra di limiti e potenzialità.

In quegli anni avete visto il miglior Koulibaly, il miglior Mertens, un Allan strepitoso, Albiol una guida formidabile, il contributo prezioso di Callejon e Insigne. A un certo punto della seconda stagione sembrava che giocassimo a memoria. Non c’erano primedonne, ma grande disponibilità e umiltà, il nostro leader era il gioco che ci aveva insegnato lui.

Dissapore con De Laurentiis la prima volta? La verità è più semplice. Il Napoli avrebbe dovuto riscattarmi dal Liverpool, non si trovavano i numeri e quindi dovetti cercare un’altra squadra. Fu il presidente a riprendermi”.-tuttonapoli.net-

Insigne capitano e portavoce del gruppo. Il numero 24 azzurro ha già discusso sul tema ‘taglio ingaggi’ con De Laurentiis, Giuntoli e Gattuso e ha poi aggiornato i compagni nella chat di squadra. L’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno spiega: “La situazione degli azzurri è più intricata rispetto ad altri club, perciò i calciatori da qualche settimana ne discutono con procuratori, avvocati e la stessa Aic. C’è la questione multe ad incidere sulla ricerca di una strada condivisa riguardo agli stipendi, il procedimento di circa 2,5 milioni complessivi fermo al Collegio Arbitrale e le preoccupazioni sull’eventuale procedimento sui diritti d’immagine. Su questi aspetti non c’è mai stato un dietrofront di De Laurentiis”.-tuttonapoli.net-

Gennaro Iezzo, ex portiere del Napoli, parla a Marte Sport Live: “Il ruolo del portiere è cambiato molto, adesso si costruisce il gioco dal basso. Lo stesso Gattuso vuole un portiere che abbia padronanza con i piedi. Meret? Per me ha tutte le qualità per giocare, ha l’età dalla sua parte e ha fatto benissimo finché ha giocato titolare. Non capisco la scelta di Ospina, è un po’ strana. Meret non ha fatto errori gravissimi giocando con i piedi. Ha una media altissima di passaggi riusciti. Il ruolo è cambiato, magari non si vedono più le parate straordinarie, ma si partecipa al gioco con maggiore frequenza. Meret? Può diventare un top tra qualche anno. Ospina si fa preferire con i piedi, ma ha qualcosa in meno tra i pali. Sirigu? Portiere di grande esperienza e lo sta dimostrando anche adesso. E’ nel giro della nazionale”.-tuttonapoli.net-

ROMA – Coronavirus, lunedì 4 maggio la data per uscire di casa. Uno studio, una sorta di calendario dell’avvento dell’epidemia (oggi consultato e contemplato come testo insieme scientifico e sacro) ipotizza Regione per Regione d’Italia le possibili e diverse date del contagio zero o giù di lì. Si va dalla terza decade di aprile a circa il 10 di maggio. Se questo calendario dell’avvento dell’epidemia sarà confermato dai dati dell’epidemia che progressivamente arriveranno di qui al 20/25 aprile, allora la data per uscire di casa sarà 4 di maggio lunedì.

Ma, anche così fosse, quando usciremo di casa per andare fuori troveremo un fuori molto diverso da come l’abbiamo lasciato intorno al 10 di marzo. Non sarà il fuori di prima del coronavirus, sarà il fuori del coronavirus.

Anche quando torneremo ad uscire da casa, anche quando la passeggiata non sarà più contingentata e limitata, anche quando sarà recuperata libertà di movimento, anche il 4 di maggio (se 4 di maggio sarà) non ci saranno negozi aperti, non ci saranno negozi riaperti di quelli che oggi sono chiusi. E non ci saranno cinema, bar, ristoranti, discoteche, comunque locali dove si va e si sta in tanti, Non ci saranno stadi aperti in cui andare e non ci saranno spiagge attrezzate cui andare, file ombrelloni e rotonde sul mare.

Non ci saranno, probabilmente per tutta l’estate, centri estivi per bambini e ragazzi, non ci saranno villaggi vacanze. Difficile, improbabile ci siano proprio vacanze: chi ha un lavoro sarà al lavoro, anche in agosto. Chi ha dei soldi per le vacanze esiterà di fronte ad una nave, un aereo, un treno.

Perché esiteremo tutti a lungo di fronte al contatto umano. Chi avrà finalmente, dopo due mesi di clausura in casa, il 4 di maggio il permesso di uscire troverà un fuori dove si indossa la mascherina. Tutti e sempre. Un fuori dove si sta a un metro di distanza l’uno dall’altro. Un fuori fatto di distanziamenti, mascherine, prevenzione, barriere, divieti. Perché fuori anche a maggio e anche a giugno e ancora per molti mesi ci sarà coronavirus.

Coronavirus magari domato, circoscritto. Coronavirus cui mesi di lockdown umano avranno spezzato le linee logistiche, ma coronavirus tutt’altro che sterminato e cancellato. Ci attende un anno intero, forse due fino al momento non solo di un vaccino ma fino alla vaccinazione di massa. Per tutto questo tempo sarà un mondo, anche il nostro, con la mascherina. Il ritorno alla normalità? Quale normalità? blitzquotidiano.it

BARI – Ci sono 25 casi positivi accertati di coronavirus nella Rsa per anziani e disabili “Nuova Fenice” di Noicattaro (Bari) che ospita 106 persone, di cui 45 disabili e 61 anziani. Lo comunica la Asl di Bari in una nota, spiegando che “a seguito delle procedure di sorveglianza epidemiologica espletate nel centro, sono risultate positive al Covid-19 25 persone”, tra cui 23 pazienti oltre a direttore sanitario e caposala.

“Come da protocollo – prosegue la nota -, i pazienti positivi sono in isolamento e sorvegliati attivamente. Sono stati messi in sicurezza e isolati all’interno della struttura, con la sorveglianza medica della direzione sanitaria e la sorveglianza epidemiologica del Dipartimento”. La Asl informa, inoltre, che “nei prossimi giorni saranno eseguiti tamponi sugli altri ospiti”.

Fonte: Ansa

ROMA – Contagi zero in Italia. Zero nuovi casi di coronavirus. Quando? biettivo seconda o terza settimana di maggio. È il momento in cui, alle tendenze attuali, sull’intero territorio italiano potrebbero azzerarsi le nuove diagnosi di contagio da Covid-19. Si dovrebbe arrivare a quel momento fra il 5 e il 16 maggio. Ma alcune regioni, Veneto e Piemonte inclusi, possono raggiungere il risultato già nella prima metà di aprile e in ogni caso quasi tutte entro il mese prossimo.

Sono le previsioni dell’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief), un centro di ricerca universitaria di Roma sostenuto dalla Banca d’Italia. L’intento è formulare le prime proiezioni attendibili sulla data alla quale l’Italia arriverà alla frontiera di quota zero nei nuovi contagi registrati.

Ecco la tabella con le previsioni della data “contagio zero” regione per regione (mancano Molise, Marche e Sardegna perché la base dati è per il momento ritenuta non abbastanza ampia). (Fonte Eief).

Regione Data
Abruzzo 11 aprile
Basilicata 7 aprile
Calabria 17 aprile
Campania 20 aprile
Emilia-Romagna 28 aprile
Friuli Venezia-Giulia 10 aprile
Lazio 16 aprile
Liguria 7 aprile
Lombardia 22 aprile
Piemonte 15 aprile
Puglia 9 aprile
Sicilia 14 aprile
Toscana 5 maggio
Trentino Alto-Adige 6 aprile
Umbria 7 aprile
Valle d’Aosta 8 aprile
Veneto 14 aprile

CASERTA – Primo guarito al sud dopo il trattamento con Remdesivir. Ne dà notizia il professor Paolo Maggi, primario dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Il paziente, 39 anni, era in rianimazione: è stato estubato ed ora è negativo al tampone.

E’ il primo caso di successo al Sud dopo il 79enne guarito a Genova. Il Remdesivir è un antivirale che, già in laboratorio, aveva dimostrato una possibile efficacia per sperimentazioni fatte su altri coronavirus, come Sars e Mers. È stato sviluppato da Gilead Sciences come trattamento per la malattia da virus Ebola.

Messo a disposizione gratuitamente dalla casa farmaceutica, non è ancora in commercio. Ma l’Aifa e il ministero della Salute hanno attivato un protocollo di uso compassionevole “di accesso allargato”. La sperimentazione è partita in 12 centri ospedalieri a partire da quelli con alta incidenza di contagi.

Secondo quanto riferito dal professor Maggi al quotidiano la Repubblica, sono bastati pochi giorni di trattamento, in combinazione con farmaci anti-hiv e antimalarici, per ottenere risultati. “Le sue condizioni sono migliorate, è stato estubato e si è negativizzato al tampone. È guarito, ma per la ripresa e le dimissioni ci vorrà ancora del tempo”, spiega.

Nello stesso ospedale, altri 8 pazienti sono invece stati trattati con Tocilizumab, il farmaco per l’artrite reumatoide prodotto da Roche che si è rivelato efficace per ridurre l’infiammazione polmonare scatenata dal Covid-19.

“Dei pazienti trattati con questo farmaco ne abbiamo dimesso uno – spiega Maggi – gli altri sono tutti in miglioramento e ci auguriamo di dimetterli a breve”.

Ma in base a cosa si decide quale farmaco utilizzare? “I farmaci non vengono somministrati a chi ha solo febbre, stiamo cercando di utilizzarli nelle fasi iniziali della polmonite senza attendere che questa si scateni e il paziente vada in rianimazione. È importante aggredire il virus subito con tutto l’armamentario farmacologico a nostra disposizione, questa può essere la vera strategia”.

Il problema però è che entrambi scarseggiano: si decide, quindi, in base al quadro clinico, spiega ancora il Dott. Maggi. “La scelta si fa nel momento in cui si delinea un quadro polmonare che potrebbe evolvere in maniera drammatica. Utilizziamo i farmaci anti-Hiv e l’antimalarico che sono già in commercio e, dunque, più facili da ottenere, in combinazione con gli altri che per ovvie ragioni sono meno facili da reperire. Tocilizumab è prodotto in quantità limitate e sta scarseggiando, Remdesivir non è in commercio, ora non ne abbiamo ma la situazione potrebbe cambiare. Anzi ci auguriamo che cambi presto”.

Fonte: Repubblica

TORINO – “Ai tempi di Allegri avevamo una regola, in caso di espulsione avremmo dovuto sdebitarci con i compagni”.

Wojciech Szczesny ha raccontato un curioso aneddoto su Cristiano Ronaldo ai microfoni del canale YouTube Foot Truck.

“E’ per questo che tutti abbiamo un iMac – aggiunge il portiere della Juventus -: ce lo ha regalato Cristiano dopo il rosso di Valencia, anche se abbiamo dovuto aspettare quasi due mesi, perché continuava a dire che non aveva fatto nulla”.

Gravina si complimenta con i calciatori della Juventus: “Riduzione stipendi? Un esempio per tutti”.
“L’accordo raggiunto alla Juventus è un esempio per tutto il sistema”.

Lo dichiara all’Ansa il presidente della Figc Gabriele Gravina, commentando l’intesa fra club, giocatori e tecnici bianconeri per un taglio agli ingaggi vista l’emergenza coronavirus.

“Ringrazio Giorgio Chiellini, i suoi compagni e Maurizio Sarri – aggiunge Gravina – perché nel solco della collaborazione che la Federazione auspica da giorni, hanno posto l’interesse generale al centro della loro interlocuzione con il club”.

“L’unità e la solidarietà nel mondo del calcio – sottolinea Gravina – rappresentano la prima grande risposta all’emergenza che stiamo vivendo e che rischia di essere ancor più grave se non dovessimo tornare a giocare. Solo attraverso il contributo di tutti i protagonisti, ognuno per la sua parte, renderemo il calcio più forte”.

Gli altri club

Dialogare sembra ora l’unica via per trovare soluzioni alla crisi causata dal coronavirus anche nel mondo del calcio.

La Lega di Serie A ha prospettato all’Aic la possibilità di presentare lunedì un piano collettivo per la sospensione dei pagamenti degli stipendi, misura transitoria in attesa di capire se e quando si tornerà a giocare.

Il sindacato dei calciatori, che non è contrario a un taglio a scaglioni, è perplesso però dal congelamento: non ne vede la necessità, visto che le prime verifiche sui pagamenti sono previste a maggio.

Non è escluso che alla fine si proceda squadra per squadra alla definizione di accordi con atleti e tecnici, magari simili ma non necessariamente uguali per tutti (fonte Ansa).