Alexandre Pato

“Eravamo io, Nesta e Maldini, allenamento uno contro uno… contro Pato.
Ci guardiamo tutti: “chi va?”
Maldini mi fa: “vai tu, Capitano!”, mi chiamava capitano Paolo.
“No no”, gli rispondo nascondendomi.
“Sandro, vai tu” dice allora. Ma anche Nesta scuote la testa.
“Non si prende quello” gli diciamo.
In quel periodo, appena arrivato, Pato non riuscivi a prenderlo veramente.
A Serginho dissi: “colui che diventerà il più grande centravanti della nazionale brasiliana è davanti a noi: Alexandre Pato”.
Lo dico ogni volta che vado in tv: calciava con entrambi i piedi, calciava bene le punizioni, giocava a destra o sinistra, segnava di testa. E poi aveva una velocità e una forza nelle gambe allucinante, un cambio di direzione pazzesco. Non sapevi mai come prenderlo.
Io l’ho visto ogni giorno Pato al Milan, non parlo avendolo visto dai video. Io ho visto queste cose, mi sono allenato con lui.
Gli davo cinque metri per vedere se gli stavo dietro ma non gli stava dietro nessuno.
Poi quando andai via, iniziai a chiedere: “Come va il ragazzo?”
Serginho mi rispondeva sempre: “infortunato”, “infortunato”, sempre “infortunato”.
“Ma come se stava volando?”, replicavo io. Inspiegabile.
In Pato ho visto con i miei occhi un potenziale di centravanti che non vedevo da tantissimo tempo”.
[Marcos Cafù]
C’era una volta il “Papero” Alexandre Pato, uno dei più grandi rimpianti del calcio mondiale.
Fonte: Podcast Denilson Show