Marco Materazzi

“Non posso dimenticare Marco Materazzi.
Aveva lasciato l’Italia molto deluso per trasferirsi all’estero, in Inghilterra, per giocare nell’Everton.
Io ero a Perugia e con il presidente Luciano Gaucci decidemmo che sarebbe stato opportuno acquistare un difensore.
Ricordo che dissi: “Pijamo Materazzi, tentiamo il recupero di Materazzi. È un giocatore che non mi dispiace affatto, ne ho recuperati tanti nella mia carriera, voglio provarci anche con lui”.
Così il presidente Gaucci si convinse e lo fece venire a Perugia. L’esperienza inglese non lo aveva soddisfatto, si era trovato male.
A Perugia si risollevò e iniziò per lui una seconda carriera. Ricordo che, quando me ne andai a Brescia, mi avrebbe voluto seguire, ma le sue quotazioni nel frattempo erano salite e non ce lo potevamo permettere.
Mio figlio Massimo mi ha raccontato che un giorno telefonò a casa ad Ascoli e disse scherzando: “Non dire nulla a tuo padre, ma siccome il Brescia ha preso Calori dal Perugia, tu mi devi aiutare: io mi metto dentro il bagagliaio della sua macchina e lo seguo di nascosto. Quando arriva a Brescia, io salto fuori dal portabagagli e magari tuo padre si commuove e mi tiene lì…”
Sono felicissimo che Materazzi abbia avuto una grande carriera, fino a diventare campione del mondo. È un ragazzo che ha molto sofferto per la perdita della mamma quando era giovanissimo.
Sono dolori che ti segnano. Io lo so.
Con Marco è rimasto un rapporto personale molto forte, anche con la mia famiglia.
Telefonò il giorno in cui è nata la sua bambina e ci disse: “L’ho chiamata Anna, come la mia mamma”.
Quella gioia l’ho provata anch’io. Mio figlio, qualche giorno prima che nascesse mia nipote, mi disse che l’avrebbe chiamata come mia madre, Iole.
È nata l’8 agosto, proprio il giorno in cui mamma mi lasciò.”
[Carlo Mazzone]
Fonte: autobiografia “una vita in campo”.