Vittorio Mero

“Era purtroppo morto il nostro compagno Vittorio Mero, che tra l’altro era in camera con me. E il giorno dopo la partita che il Brescia poi non disputò a Parma, facemmo una riunione in campo, in cerchio.
Mi ricordo come se fosse ieri, mi vengono ancora i brividi nel ripensare alle parole di Mazzone che visibilmente commosso ci disse:
“Tutti noi abbiamo un premio salvezza a fine anno.
Noi non ci arricchiamo con questo premio se ci salviamo, ma ci arricchiamo se raggiungiamo l’obiettivo e questi soldi che ci spettano li doniamo tutti al figlio di Vittorio Mero.”
Questa cosa mi fa ancora emozionare perché in quel momento furono dette veramente delle parole di un padre come Mazzone verso i suoi figli che eravamo noi.
Un gesto che ha una grossa moralità dentro.”
[Emanuele Filippini – “Come un padre” Amazon Prime]
“Ragazzi ritornate negli spogliatoi, oggi non si gioca. È morto Vittorio Mero”.
La notizia della morte arriva in diretta sul campo e ha l’effetto di un pugno nello stomaco.
Qualcuno sa già che Vittorio Mero ha lasciato la vita su un’autostrada a seguito di un incidente, ma i suoi compagni ancora ignorano la tragedia.
Succede che, durante il riscaldamento che anticipa la partita Parma-Brescia, gli ultras bresciani chiamano sotto gli spalti Antonio Filippini e Daniele Bonera e dalla curva la verità scivola sull’erba lasciando spazio alla tragedia e alla disperazione.
La resa dello sport è nel gesto con cui Baggio abdica al suo ruolo di campione e veste i panni dell’amico distrutto: si toglie i guanti e li getta sul terreno, si porta le mani alla bocca, mentre Federico Giunti piange e si copre il volto disperato.
Il 23 gennaio 2002, a 27 anni, Vittorio lascia moglie e un figlio di nemmeno due anni.
Fa soffrire sapere che se Vittorio non fosse stato squalificato, non avrebbe saltato quella gara e quindi sarebbe rimasto vivo.
Impossibile dimenticarti “Sceriffo”.
Riposa in pace. ❤