Beppe Bergomi

“Mia mamma è venuta solo una volta allo stadio, mio padre è morto quando avevo 16 anni, non mi ha mai visto giocare. Mi è un po’ dispiaciuto, è bello avere i genitori a fianco. Mia mamma non vedeva le mie partite, mi chiedeva se avevo vinto alla fine. Durante le partite andava al cimitero a trovare mio padre. Ho lavorato con i giovani, quando si allenano i piccoli bisogna mettere da parte l’orgoglio personale e pensare alla crescita e al bene dei ragazzi. Come Mister ho cercato di trasmettere ai miei giocatori quanto appreso sul campo e ai corsi per allenatore.
Dicevo loro di divertirsi e tirare fuori il meglio di sé. In serie A o con i dilettanti, bisogna sempre avere voglia di crescere e migliorarsi, tenendo stretti i propri sogni. Puntavo molto anche sul rispetto: viviamo in un tempo in cui c’è tanta arroganza e violenza nel linguaggio, soprattutto sui social network, ma nessuno merita di essere insultato.
I giocatori di oggi sono più svegli ma hanno un difetto, vogliono tutto subito. In campo invece bisogna avere pazienza, devono essere bravi ad andare dentro e tirare fuori il loro meglio e aspettare il loro momento.
Dico sempre ai ragazzi: ‘Ma giocare a calcio è un sacrificio?’. Perché per me non è un sacrificio.
Per raggiungere un risultato però devi fare fatica, altrimenti non ci riesci.
Io ad esempio a 18 anni sono diventato campione del mondo e nonostante questo sono andato avanti con serietà. Per fare il calciatore bisogna mettere in conto tanta fatica ed è importante saper dare il proprio contributo al gruppo.
Buon compleanno a Beppe “Zio” Bergomi! ❤
Fonte: Famiglia Cristiana