Buffon

“Ricordo quando sono stato additato come un criminale quando venne fuori la faccenda delle mie scommesse.
La questione per me è sempre stata chiara: non avrebbero mai potuto dirmi niente, farmi niente.
Avrei provato la mia innocenza, come ho fatto, senza bisogno di tanto clamore. E invece c’è stata una campagna stampa scandalosa.
Se a uno piace giocare e lo fa con soldi suoi, che male c’è? Mi piaceva dimostrare che ero un intenditore, azzeccare i risultati.
Mi piace il gioco per il gioco, non lo pratico certo per arricchirmi, non ne ho bisogno. Ho sempre fatto la schedina.
Quando è venuto quel dodici da un milione, una grande soddisfazione.
Credo di essere l’unico scommettitore al mondo che ha totalizzato solo uscite e nessuna entrata.
I soldi che vincevo li rimettevo nel conto on line su cui giocavo. Già, perché facevo tutto con la mia carta di credito. S’è mai visto uno scommettitore fraudolento che fa una cosa del genere?
E quando quelli dell’Ufficio indagini della Federcalcio mi contestarono l’accusa – partite truccate su cui effettuare delle scommesse – li guardai dritti negli occhi.
«Fate come volete, ma vi dico una cosa: se riuscite a trovare una prova, anche minima, di un mio coinvolgimento, non mi dovete squalificare per un anno o per due o per cinque.
Mi dovete radiare. Subito.»
Ben presto quella storia finì.
Il gioco per me è una valvola di sfogo, è qualcosa che non può non piacere a un essere umano.
È una sfida. Scommettevo sul tennis. Ogni tanto poi, quando posso, vado al casinò: black jack, roulette, texas hold’em.
Io posso fare di tutto, ma non commettere qualche atto che venga meno al rispetto del prossimo, qualcosa di disonesto. Come truccare una partita per trarne un vantaggio personale.”
[Gianluigi Buffon]
Fonte: autobiografia “Numero 1”