Andriy Shevchenko

“Ucraina-Russia del 5 settembre 1998, valida per le qualificazioni agli Europei del 2000. Abbiamo vinto 3-2, io non ho segnato, però ho giocato bene.
In tribuna 82.100 persone, o meglio 82.099 più una: Ariedo Braida, direttore sportivo del Milan.
Non avevo mai incontrato nessun dirigente del Milan, fino a quel momento.
«Caro Andriy, il Milan ti sta seguendo. Siamo contenti che tu possa lavorare con Lobanovskij, lo conosciamo e apprezziamo parecchio lui e i suoi metodi. Complimenti, sei stato bravo, e non preoccuparti se non sei riuscito a fare gol.
Ah, ti ho portato un regalo…» E mentre lo diceva, da una borsa, ha estratto una maglia. Come si fa con il coniglio dal cilindro.
Una magia. Un colpo di scena. Rossa e nera. A strisce, stilosa, come la persona che l’aveva portata fino a lì. Dall’Italia. Per me.
Luccicava, come il più prezioso dei gioielli. Sulle spalle, una scritta dorata: Shevchenko. Il mio nome. Sotto, il numero 10. Era la mia maglia.
La mia maglia del Milan. Mancava il bigliettino con la dedica, che mi è stata fatta direttamente a voce da Braida.
«Andriy, tu con questa maglia vincerai il Pallone d’oro.»
Sono scoppiati tutti a ridere. Io sorridevo.
Quando sono stato proclamato vincitore del Pallone d’oro, Berlusconi ha messo a disposizione uno dei suoi aerei privati per volare a Parigi.
Durante il viaggio di ritorno Galliani era euforico, ci hanno anche scattato una fotografia, che sta molto a cuore a entrambi. Della comitiva facevano parte Leonardo, il direttore organizzativo del Milan Umberto Gandini, il direttore della comunicazione Vittorio Mentana e Braida, che mi fissava. Sorrideva e annuiva, come se stesse ricordando qualcosa di bello, ritagliando dalla memoria uno scampolo di noi.
Ho capito tutto.
L’aveva predetto quella volta a Kyiv che avrei vinto il Pallone d’oro”.
13 dicembre 2004, Andriy Shevchenko vince il pallone d’oro… ❤️
Fonte: autobiografia “Forza gentile”